Sapere aude: la Scuola viene prima della Politica
Si è concluso con il botto l’anno sociale della Scuola di Politica del Circolo di Novara di Benvenuti in Italia: grande partecipazione, relatrici d’eccezione e soprattutto un approfondimento di grande spessore. Una serata di quelle che servono per abbandonare paure e pregiudizi e guardare con coscienza critica al fenomeno delle migrazioni; fenomeno che sappiamo bene non essere semplice e in cui ci siamo addentrati «con cautela, senza la presunzione di avere la soluzione in tasca né di saperne più degli altri», come ha precisato Domenico Rossi nell’introdurre la serata, consapevoli dell’importanza dell’argomento, che va oltre la cronaca di questi giorni, perché «la storia delle migrazioni è la storia dell’uomo» e quelli che stiamo vivendo sono mutamenti epocali.
Gli interventi ci hanno messo poco a confermare la bontà di questo approccio, mettendo sul tavolo dati e riflessioni molto spesso ignorati eppure propedeutici a una discussione seria sul tema, come la consapevolezza che i migranti non sono una categoria omogenea e che i fenomeni migratori non consistono in banali movimenti lineari dal Sud al Nord del mondo oppure le cautele necessarie di fronte a un tema ad alto contenuto ideologico.
Poi ci sono i dati, semplici e incontrovertibili, che smontano quattro falsissimi miti. Non siamo di fronte a «ondate di clandestini» semplicemente perché non c’è niente di clandestino nell’immigrazione e non «arrivano assolutamente tutti qui» in Europa né tantomeno in Italia; basti pensare al piccolo Libano, che da solo ha accolto nel 2014 1,1 milioni di rifugiati (contro i 626 mila di tutta l’Europa e i quasi 65 mila dell’Italia), i quali ormai costituiscono metà della popolazione! Alla luce di questo ridimensionamento si capisce bene quanto sia ridicolo dire che «non possiamo accoglierli tutti noi». Infine i dati rispondono al classico «stiano a casa loro»: ci starebbero se non ci fossero guerre a cui il nostro Paese non manca mai di dare il proprio contributo.
Superati i “prerequisiti minimi” abbiamo capito quanto siano dettate della paura e dall’indifferenza le politiche europee, sempre più improntate alla sicurezza e al controllo. Lo dimostrano le norme del Regolamento Dublino 3, che pongono grossi limiti alle richieste d’asilo nell’Unione e attribuiscono agli Stati la disponibilità di un diritto fondamentale dell’uomo, e lo dimostra anche una piccola-grande differenza (spesso tra la vita e la morte) nel passaggio da Mare Nostrum a Triton: sulle navi di Triton non ci sono i salvagenti.
L’Italia invece? L’Italia tratta come emergenza una situazione ormai strutturale da diverso tempo, con conseguenti grandi lacune sul piano della progettualità. Il nostro Paese dispone di un sistema ufficiale di regolamentazione dei flussi e di accoglienza dei profughi che spesso e volentieri viene derogato dal canale emergenziale, la cui competenza sul territorio spetta ai Prefetti per conto del Governo. I Comuni hanno invece la possibilità di ricorrere al sistema regolare, denominato SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), partecipando ad appositi bandi. Parteciparvi è una pura scelta politica e in Piemonte questa scelta l’hanno presa solo 15 Comuni, nessuno dei quali in provincia di Novara, nella quale sono presenti 381 rifugiati, come ci ha spiegato l’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Novara Elia Impaloni.
Abbiamo imparato tanto, con un’attenzione in più: non si tratta di buonismo e compassione, ma di diritti umani. I migranti non sono pacchi e nemmeno infanti, sono esseri umani con una storia e con sogni e progetti di vita. Non esiste la divisione in “noi” e “loro”: all’unilaterale concetto di integrazione dobbiamo sostituire quello di relazione. È stata una serata ricchissima di contenuti e riflessioni e di questo dobbiamo ringraziare Elena Fontanari, Miriam Salussolia e Magda Bolzoni.
Abbiamo imparato, perché questo è lo scopo della Scuola di Politica: conoscere e approfondire per sviluppare proposte politiche. Per questo torneremo sicuramente sul tema, per imparare ancora e per dire la nostra su una delle più grandi sfide del nostro tempo.
Intanto per quest’anno la Scuola è finita, ci vediamo a settembre!