Seminario per i cento anni della nascita del Freire: l’educazione è politica

“Se nulla resterà di queste pagine, speriamo che resti almeno la nostra fiducia nel popolo. La nostra fede negli uomini e nella creazione di un mondo dove sia meno difficile amare”.

Così Paulo Freire decideva di terminare “La pedagogia degli oppressi” (1968) e noi, a 100 anni dalla sua nascita, abbiamo voluto organizzare un seminario durante il quale confrontarci con l’attualità del suo pensiero e con la sua idea di educazione intesa come dimensione imprescindibile di crescita individuale, ma anche di emancipazione collettiva. 

Paulo Freire (1921-1997) è un pedagogo/pedagogista anomalo, difficilmente “incasellabile”. Le sue opere e il suo metodo educativo hanno influenzato profondamente il Brasile e ispirato la riflessione e la pratica educative in tutto il mondo.

Ma perché continuare a leggere Freire oggi? Perché continuare a confrontarsi con la sua opera?

Prima di tutto perché abbiamo bisogno ancora di un pensiero che provi ad assumere il punto di vista degli esclusi, degli oppressi e dei “dannati della Terra”. Ma anche perché abbiamo sempre più bisogno del rigore etico richiesto a ogni educatore e di una pedagogia critica, capace non solo di “addestrare”, ma anche di generare coscienze critiche. 

Solo una coscienza critica è in grado di leggere le ingiustizie, di passare dalla denuncia all’annuncio, dall’oppressione alla speranza per costruire un mondo dove sia possibile “essere di più” (ser mais).

Per l’ingresso sarà necessario esibire il Green Pass. 

Ti chiediamo di iscriverti al seguente link: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-tra-oppressione-e-speranza-leducazione-e-politica-212380795677

Clicca qui per scaricare la locandina. 

Leggi la biografia di Paulo Freire preparata dall’Istituto Paulo Freire Italia: https://istitutopaulofreireitalia.files.wordpress.com/2021/06/bio_paolo-freire.pdf

Anche da noi si parla tanto di Europa

Erano presenti molti giovani alla scuola di politica “Which Europe?” promossa dal circolo novarese Benvenuti in Italia. Ospiti della serata Alessandro Pirisi, segretario generale dello IUSY (Internazionale Giovanile Socialista), Giulio Saputo (segretario dei Giovani Federalisti Europei) e Diego Montemagno, presidente di Acmos e sostenitore del progetto educativo Meridiano d’Europa. Tra i presenti anche i ragazzi del progetto Promemoria Auschwitz di Sermais, i Giovani Democratici, i Giovani Federalisti  Europei e tanti altri ragazzi e ragazze incuriositi dal titolo della serata: quale Europa?

Si parla tanto di Europa e male. Obiettivo di questa serata è approfondire una argomento che riteniamo fondamentale”, introduce Domenico Rossi, presidente del circolo novarese.

Oggi non possiamo fare a meno di parlare di Europa. “In un contesto economico e sociale in continuo mutamento, l’obiettivo è quello di essere capaci di costruire un soggetto politico continentale. Un soggetto in grado di stare nel mondo. La globalizzazione ha sancito la fine degli stati nazionali. Sempre di più i problemi che ci troviamo ad affrontare hanno cause e chiedono soluzioni che superano i confini nazionali. In questo contesto gli Stati Uniti d’Europa sono l’obiettivo minimo per la nostra generazione”. conclude Rossi.

Dobbiamo ritornare al sogno originario di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Dobbiamo ridare vigore e speranza a quel sogno che questo 2017 – tra difficoltà economiche, finanziarie, disoccupazione giovanile e diseguaglianze, flusso di migranti, forze populiste – sta mettendo a dura prova. Il 25 Marzo si celebreranno i sessant’anni dai trattati di Roma che vedrà riuniti nella capitale, gli attuali stati membri. Noi federalisti europei e tutta la società civile,  ci stiamo mobilitando per chiedere un cambio di rotta. Siete tutti invitati a partecipare”. Risponde Giulio Saputo.

Ma quali principi devono ispirare l’ Europa?

L’Europa che abbiamo in mente è una socialdemocrazia umana. Un continente che si propone come forza internazionalista e socialista. E per questo che noi socialisti europei siamo anche in America Latina, in Africa, nelle Filippine.  Crediamo che solo attraverso la solidarietà internazionale si potrà portare un po’ di luce nell’ombra delle promesse mendaci di nazionalisti ed estremisti religiosi” conclude Pirisi.

Ma l’Europa è anche luogo di contraddizioni insostenibili. Di scelte politiche che hanno effetti drammatici. Un esempio tra i tanti  è la crisi dei rifugiati.

L’Europa è un luogo che amiamo e che vogliamo migliorare. Per questo il Meridiano d’Europa ha scelto Calais e Bruxelles come mete del nostro  viaggio. Luoghi simbolo di quanto l’Unione Europa sia oggi più che mai lontana dal sogno dei suoi padri fondatori. Da un parte Calais città al confine nord della Francia e ormai ultima frontiera d’Europa per tanti migranti, dall’altra Bruxelles, la città in cui dialogare con le istituzioni europeeE’ importante che i ragazzi prendano coscienza di questo ed elaborare insieme una proposta” conclude Montemagno.

Durante gli interventi si legge una lettera dei ragazzi di Promemoria Auschwitz. Una lettera che ha riassunto il senso dell’incontro. “Sono passati settant’anni, e ogni volta che camminiamo ad Auschwitz ci chiediamo come sia stato possibile che l’umanità abbia fatto questo a se stessa.  Perché di questo si tratta: Auschwitz è stato fatto da uomini per altri uomini. E tutto è avvenuto in Europa! Perché questo non si ripeta, crediamo che l’ Europa debba essere salvaguardata. Che questa sia una battaglia senza soluzioni prestabilite, ma che vale la pena essere combattuta. Noi ci stiamo provando con due viaggi: Promemoria Auschwitz e il Meridiano d’Europa. Due facce della stessa medaglia. E’ la nostra risposta educativa alla rassegnazione”.

Giuseppe Passalacqua

Caporalato: la schiavitù nelle nostre campagne

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Ci sono luoghi e realtà economiche in cui la schiavitù esiste ancora. Ne abbiamo parlato lunedì 19 novembre al Circolo dei lettori di Novara presentando il volume “La quinta mafia” di Marco Omizzolo con l’Onorevole Davide Mattiello e il Consigliere regionale Domenico Rossi.
Un racconto vero e scrupoloso su come funziona il sistema dello sfruttamento del lavoro nel comparto agricolo in provincia di Latina: buste paga false, salari infimi, doping per riuscire a lavorare tutto il giorno sette giorni su sette, caporali 2.0 che reclutano i lavoratori attraverso gli sms e Whatsapp, colletti bianchi, avvocati e commercialisti, che favoriscono il prosperare di questa terra di mezzo.

«Chi vive queste situazioni, vive di fatto in un altro mondo. Una realtà in cui il datore di lavoro si fa chiamare padrone e la violazione dei diritti umani è all’ordine del giorno», ha sottolineato Omizzolo tratteggiando i contorni di un sistema che ha tutte le caratteristiche proprie della criminalità organizzata, oltre che protagonisti legati sia alla mafia siciliana che alla camorra.

Una sorta di modello ripetibile su ogni territorio come ha ricordato Domenico Rossi, componete della commissione regionale per la promozione della cultura della legalità e il contrasto dei fenomeni mafiosi, tornando con la memoria all’estate del 2014. «Nelle terre dei grandi vini piemontesi – ha spiegato Rossi salì alla ribalda della cronaca un sistema di sfruttamento del lavoro nel periodo della vendemmia. Manovalanza proveniente dall’Est Europa che viveva in situazioni estreme, lavorando senza sosta per una paga irrisoria. A pochi chilometri da qui una storia di padroni senza scrupoli e caporali pronti a tutto, spesso anche’essi stranieri, impegnati in un’assurda storia di guerra tra ultimi e penultimi».

C’è un problema, dunque, evidente e non può essere derubricato a una questione legata solo ad alcuni territori. Quello che oggi, però, appare chiaramente così non era solo qualche anno fa. «Affrontando questo tema ci siamo dovuti impegnare in un lavoro culturale: attrarre la lettura del fenomeno del caporalato nel perimetro della criminalità organizzata di stampo mafioso» ha spiegato Davide Mattiello, componente della Commissione antimafia. Un percorso fatto di audizioni, approfondimenti e verifiche sul territorio che ha portato alla revisione normativa vigente, estendendo la responsabilità dai soli caporali anche agli imprenditori disonesti; quelli onesti, invece, vengono valorizzati con la Rete del Lavoro agricolo di qualità. «La strada è ancora lunga ma è fondamentale non mollare la presa rivolgendosi anche al consumatore per far crescere ogni giorno la consapevolezza del prodotto che acquistiamo» ha concluso l’Onorevole Mattiello.

 

Sicurezza a scuola: a Novara la testimonianza di Cinzia Caggiano, madre di Vito Scafidi

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«Vito ha permesso il cambiamento: dopo la sua morte e il processo che ne è seguito non si affronta più il tema della sicurezza nelle scuole nella stessa maniera in Italia». Così Cinzia Caggiano, mamma di Vito Scafidi che perse la vita al liceo Darwin di Rivoli il 22 Novembre del 2008, durante l’incontro della Scuola di Politica dedicato alla sicurezza organizzato dal circolo novarese della Fondazione Benvenuti In Italia.

Un confronto ricco e intenso con Francesca Rispoli, presidente di Bit, Cinzia Caggiano e Milù Allegra, consigliere delegato all’edilizia scolastica della Provincia di Novara, e il Consigliere Regionale Domenico Rossi che ha aperto l’incontro ringraziano Cinzia Caggiano «per aver saputo trasformare un dolore privato in un atto di impegno pubblico» e ricordando che «la sicurezza nelle scuole è un’urgenza per cui è importante impegnarsi ogni giorno. Certamente servono fondi per mettere in atto interventi strutturali e di manutenzione ordinaria e straordinaria, ma serve soprattutto alimentare una cultura e una sensibilità diffusa su questo tema cruciale per il futuro dei nostri ragazzi».

Una consapevolezza nuova che si sta diffondendo anche grazie al lavoro di Legambiente, Cittadinanzattiva, Libera e della Fondazione Benvenuti in Italia, che non ha mai abbandonato le famiglie delle vittime, a partire da quella di Vito. Bit, in particolare, ha svolto una importante funzione di advocacy su questo tema raggiungendo risultati importanti, come la campagna sull’8×1000 che ora viene destinato in parte alla manutenzione degli edifici scolastici, e l’apertura del Fondo Vito Scafidi che rappresenta un punto di riferimento per chi vuole affrontare il tema della sicurezza nelle scuole. Proprio Francesca Rispoli di BIT ha tracciato un quadro dell’emergenza: «Il 30% dei 42mila edifici scolastici italiani non è nato per ospitare aule e studenti, proprio come il Darwin di Rivoli, non solo, circa metà è stata edificata prima dell’entrata in vigore delle normative vigenti, risalenti agli anni ’70». Una fotografia preoccupante su cui, dopo anni di «colpevole accettazione da parte di tutti», come ha sottolineato Cinzia Caggiano, si è tornati al lavoro.

«Un emendamento alla legge sulla cosiddetta Buona Scuola ha istituito la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole. La celebriamo ogni 22 novembre, proprio nell’anniversario della morte di Vito e non è solo una manifestazione esteriore» precisa Rispoli. «Oggi è in funzione una prima anagrafe dell’edilizia scolastica in Italia, istituita nel 1996 ma rimasta a lungo lettera morta, così come l’Osservatorio nazionale per l’edilizia scolastica del Miur». Ne fanno parte anche Legambiente, Cittadinanzattiva, che da anni realizzano report sulla sicurezza scolastica, e Benvenuti in Italia. «Il Governo ha, inoltre, istituito una cabina di regia fondamentale per connettere le diverse competenze ministeriali, mettere ordine nella normativa e nei fondi disponibili». Obiettivi raggiunti grazie alla mobilitazione dell’associazionismo e della cittadinanza organizzata. «È certamente importante la volontà politica – ha spiegato Domenico Rossima non basta: insegnanti, studenti, famiglie, cittadini devono chiedere con forza per sostenere scelte che vadano proprio in tale direzione: serve uno sforzo comune per mantenere la sicurezza nelle scuole una priorità per il Paese». Un processo che necessariamente, in un periodo di forti ristrettezze nei bilanci, impone delle scelte alle amministrazioni locali.

«È una sfida – ha dichiarato Milu Allegrache la Provincia di Novara ha raccolto cercando di ottimizzare ogni percorso e risorsa a disposizione. Da un lato lo stanziamento di 1,5 milioni di euro per la sicurezza, dall’altro riorganizzando il patrimonio seppure tra mille difficoltà». La Provincia ha potenziato il settore dell’edilizia scolastica «nominando un nuovo responsabile, l’ingegnere Alfredo Corazza, che ha avuto un primo preciso mandato: fotografare la situazione e interagire con i dirigenti scolastici per definire priorità di intervento, opportunità e sogni nel cassetto». L’intenzione è quella di investire al meglio le risorse a disposizione sulla base di tale screening: «Il primo passo sarà dotare tutte le scuole di una certificazione antincendio – ha spiegato Corazzaal momento solo due istituti superiori su venti in tutta la provincia ne sono dotati».

All’incontro erano presenti tanti insegnanti e rappresentanti del mondo della scuola. A loro si è rivolta in chiusura Cinzia Caggiano, ricordando che «la scuola è un bene comune; serve un’alleanza dei i soggetti che la vivono in nome della sicurezza di tutti». Dirigenti, responsabili per la sicurezza e insegnanti hanno un ruolo gravoso ma fondamentale, perché la sicurezza è un fatto serio e «dopo i crolli non si può tornare indietro». Ha ricordato, infine, che «i ragazzi sono le prime sentinelle: bisogna ascoltarli senza pregiudizi e sensibilizzarli sul tema».
Proprio per questo motivo tutti i relatori si sono detti disponibili a riportare questo ragionamento nelle scuole, davanti a studenti e insegnanti, i primi soggetti che possono e devono impegnarsi per evitare che altri studenti vengano feriti o perdano la vita nel luogo che dovrebbe essere il più sicuro.

Riforma costituzionale: SÌ e NO a confronto

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Erano presenti tanti cittadini alla Scuola di Politica, promossa dal circolo novarese della fondazione Benvenuti in Italia, che si è tenuta il 14 luglio al Broletto. Segno che la riforma costituzionale è un argomento che interessa e che sarà preceduta da un intenso dibattito cittadino.

Gli ospiti della serata, Anna Mastromarino e Francesco Pallante, docenti in giurisprudenza dell’Università di Torino, hanno presentato le principali ragioni del SÌ e del NO, chiarendo alcuni punti della riforma anche molto tecnici o complessi. I cittadini hanno così potuto mettere a confronto le due tesi sui contenuti effettivi della legge sottoposta a referendum, grazie a un dibattito svoltosi esclusivamente sul merito. Una scelta non sempre adottata nei discorsi politici e sui media e perciò maggiormente apprezzata dai partecipanti.

Non potendo ripercorrere qui tutti i temi affrontati in una serata così ricca di contenuti, carichiamo le slide usate per condurre la serata, che toccano in maniera sintetica e semplificata i punti più importanti della riforma.

A fine serata abbiamo anche chiesto un commento ai due relatori:

L’appuntamento con la Scuola di Politica torna a settembre, con una serata dedicata nuovamente alla riforma costituzionale.

Le nuove difficili sfide del welfare

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Il mondo sta cambiando, più velocemente di quanto abbia mai fatto. Basti pensare che la popolazione mondiale, cresciuta lentamente fino a raggiungere il miliardo nel 1800, ha visto un’impennata vertiginosa che ha raggiunto i 7 miliardi nel 2011 e arriverà ai 10 nel 2050. È evidente che lo stato sociale sia nato in Europa (e dell’Europa costituisce il DNA, rappresentando il 58% del welfare mondiale a fronte dell’8% della popolazione) in condizioni completamente diverse a quelle attuali e che non sia più sostenibile. Occorre innovare il sistema, per garantire l’universalità dei servizi e la compatibilità con i nuovi bisogni delle persone. Per evitare che a prevalere sia, citando il sociologo Aldo Bonomi, la comunità del rancore, che di fronte allo sgretolamento dello stato sociale indirizza le proprie pulsioni contro i poveri, gli immigrati e gli esclusi.

Per Marco Riva, ricercatore e innovatore sociale, la risposta si può trovare grazie alla logica della sussidiarietà, mettendo intorno a un tavolo erogatori e beneficiari dei servizi per riprogettarli insieme e unendo le forze di pubblico e privato per realizzarli; non si tratta di una mera delega del pubblico al privato, ma dell’unione delle forze di due mondi che da soli hanno poche possibilità.

Un concetto ripreso da Giuseppe Genoni, Presidente dell’ATC del Nord Piemonte (NO, VCO, VC, BI), che vede nel dialogo uno degli strumenti utili a contrastare il problema della morosità colpevole. Delle circa 2300 abitazioni novaresi di proprietà dell’Agenzia della Casa, 1000 assegnatari sono morosi colpevoli, almeno secondo la legge regionale che regola la materia: la norma stabilisce parametri rigidi che non valutano la concreta situazione degli inquilini, che ben potrebbero essere “colpevoli” solo formalmente. D’altra parte il servizio è talvolta svalutato e la correlata spesa è per alcune famiglie di scarsa priorità rispetto a quelle per beni non essenziali. Un incontro tra le parti sarebbe quindi l’ideale per affrontare problemi irrisolvibili tramite carte e provvedimenti.

Di incontro, o meglio di accoglienza ha parlato anche Daniela Sironi, Presidente della Comunità di Sant’Egidio a Novara, che ha raccontato l’esperienza dei corridoi umanitari avviati quest’anno. Un modo di accogliere che, rispondendo alle stragi in mare grazie al coraggioso contributo di associazioni e privati cittadini, unisce sicurezza e solidarietà. e che potrebbe essere replicato in tutta Europa.

Queste e molte altre sono le nuove difficili sfide del welfare, che richiedono innanzitutto conoscenza e competenza. In questo sta il senso della Scuola di Politica, momento sicuramente non esaustivo ma di stimolo per approfondire tematiche complesse come questa.

Sapere aude: la Scuola viene prima della Politica

Da Mare Nostrum a Triton

Si è concluso con il botto l’anno sociale della Scuola di Politica del Circolo di Novara di Benvenuti in Italia: grande partecipazione, relatrici d’eccezione e soprattutto un approfondimento di grande spessore. Una serata di quelle che servono per abbandonare paure e pregiudizi e guardare con coscienza critica al fenomeno delle migrazioni; fenomeno che sappiamo bene non essere semplice e in cui ci siamo addentrati «con cautela, senza la presunzione di avere la soluzione in tasca né di saperne più degli altri», come ha precisato Domenico Rossi nell’introdurre la serata, consapevoli dell’importanza dell’argomento, che va oltre la cronaca di questi giorni, perché «la storia delle migrazioni è la storia dell’uomo» e quelli che stiamo vivendo sono mutamenti epocali. Continua a leggere

I giovani stanno bene. I giovani stanno male

SdP_La condizione giovanile in ItaliaMammoni, narcisisti, arrabbiati, disillusi, delinquenti, rinunciatari, vagabondi. Giovani senza lavoro, senza ambizioni, senza valori, senza futuro. Sono davvero così le nuove generazioni? Dopo l’incontro con Stefano Laffi, autore de La congiura contro i giovani, la Scuola di Politica è tornata a parlare di giovani, con la presentazione del Rapporto Giovani 2014 dell’Istituto Toniolo (ed. Il Mulino), in una serata molto partecipata dalla cittadinanza e dalle istituzioni, rappresentate dagli Assessori alle Politiche sociali di Comune e Regione, Elia Impaloni e Augusto Ferrari. Continua a leggere

Il buono che avanza, ovvero il riutilizzo come nuova frontiera del welfare

SdP_Il buono che avanza

«L’uno percento della popolazione mondiale possiede metà della ric­chezza glo­bale; del restante 99% una minoranza (il 20%) controlla la maggior parte delle risorse, lasciandone alla maggioranza una piccola parte, il 5,5%» (dati Oxfam). Con questi allarmanti dati Domenico Rossi, Consigliere regionale e referente del circolo di Novara della Fondazione Benvenuti in Italia, ha introdotto la Scuola di Politica di mercoledì, che ha ospitato l’esperienza del programma Siticibo promosso dalla Fondazione Banco Alimentare, invitando i presenti ad ascoltare l’esperienza particolare del progetto con lo sguardo rivolto al “generale”, al rapporto tra società dei consumi, spreco e povertà. Continua a leggere

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