Novara non dimentica

Oggi, mercoledì 3 ottobre, in occasione della Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime
dell’Immigrazione, siamo orgogliosi di aver depositato 365 firme in municipio per chiedere al Consiglio Comunale della Città di Novara, di intitolare uno spazio pubblico della nostra città alla memoria delle Vittime dell’Immigrazione, affinché questa importante scelta possa rappresentare per tutta la nostra comunità l’impegno a non dimenticare, per far memoria di ciò che è stato e l’impegno per alimentare un orizzonte di solidarietà e accoglienza.
E’ il nostro piccolo contributo perché non ci si rassegni alla disumanizzazione che vede nell’altro sempre un nemico da cui difendersi.

“Non potremo dire che non sapevamo” – Lacrime di sale a Novara con Pietro Bartolo

«Quello che sta accadendo nel Mediterraneo in questi anni è peggiore di quanto accaduto 70 anni fa con l’Olocausto. Allora, quando si scoprirono i campi di concentramento, in molti dissero: “ma noi non sapevamo”. Quando tra dieci anni i nostri figli o nipoti ci chiederanno “ma voi dov’eravate. Perché avete permesso che accadesse”, noi non potremo dire lo stesso. Perché sappiamo tutto». Siamo a metà della serata, organizzata da Benvenuti in Italia in collaborazione con il Circolo dei Lettori, in occasione della giornata mondiale del rifugiato, quando Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, che da trent’anni accoglie chi arriva sull’isola in fuga dalla propria terra, pronuncia queste parole. E nessuno pensa che stia esagerando, perché è da circa un’ora che Pietro racconta, mostra immagini e video di ciò che da trent’anni accade al largo e sulle coste dell’isola. “Nella prima pagina c’è tutto. Nel grido “Patri, Patri” di Pietro piccolo, che rischia di annegare, indifeso, impaurito; nella risposta del padre che si accorge di lui e corre a salvarlo” sottolinea Domenico Rossi, coordinatore novarese di Benvenuti in Italia. “La solidarietà di Pietro – prosegue Rossi – affonda le radici in un’esperienza di sofferenza, di bisogno di aiuto che ha trovato una risposta positiva. Un’esperienza che ha segnato la sua vita e l’ha indirizzata. Un’esperienza personale che ci racconta che  solo se riconosciamo nella sofferenza e nella debolezza dell’altro, la nostra fragilità, che abbiamo vissuto, che viviamo o che vivremo, allora potremo vedere nell’altro un fratello, qualcuno da sostenere. E ancora che siamo tutti stati figli bisognosi della protezione di un padre. E siamo tutti padri che possono decidere di rispondere a quel grido. Nessuno si senta escluso”.

Un racconto che parla al cuore e alle coscienze e lascia la sala attonita e silente per più di due ore, di fronte al racconto di uno dei punti di disumanizzazione più alta che la storia abbia mai raggiunto. Immagini di corpi straziati, di cadaveri, di sommozzatori che recuperano corpi dal mare, di persone che arrivano in fin di vita sul molo Favaloro, dove finalmente, dopo anni di viaggio all’inferno incontrano nuovamente uno sguardo amico, una coperta, dei medici… l’umanità, insomma. Pietro racconta le storie che ha incontrato in questi anni, quelle tragiche, ma anche quelle positive, di vite che sono riuscite a ripartire, non solo da medico, “ma da medico che si lascia implicare da ciò che fa ogni giorno” come ha sottolineato Giuseppe Passalacqua, di Benvenuti in Italia Novara. Una “contaminazione” e una presa in carico che rende tutto credibile, autorevole, perché le parole pacate, pronunciate a bassa voce, sono fondate su 30 anni di vita vera, di un uomo che non si lascia piegare dal male che è costretto a incontrare ogni giorno.

Il racconto di Pietro è accompagnato dalle letture di alcuni brani del libro “Lacrime di sale” scritto con la giornalista Lidia Tilotta, anche lei presente alla serata. Storie intense, profonde, che costringono chi le ascolta a uscire dagli stereotipi che spesso accompagnano l’analisi del fenomeno migratorio, e che ci conducono all’umanità profonda, per lo più violata, dei protagonisti. “Raccontiamo storie per raccontare la storia” dice Lidia, restituendo il senso del libro e della sua condivisione in incontri e presentazioni.

“Una serata importante che corre il rischio di paralizzare – commenta Domenico Rossi – perché ci mette di fronte a fenomeni incommensurabili di fronte ai quali ci sentiamo impotenti. Per questo, al termine dell’incontro, ho voluto rilanciare ai presenti l’invito a candidarsi per diventare tutori dei minori stranieri non accompagnati, in accordo con la Garante per l’Infanzia della Regione Piemonte. Ci sono tanti bambini e ragazzi soli che hanno bisogno del nostro supporto. E questo è alla portata di tutti coloro che oggi si chiedono “ma noi che cosa possiamo fare?”.

Per informazioni sul bando per tutori legali per i minori stranieri non accompagnati occorre contattare il Garante per l’infanzia della Regione Piemonte: http://www.cr.piemonte.it/web/assemblea/organi-istituzionali/garante-dell-infanzia-e-dell-adolescenza