Anche da noi si parla tanto di Europa

Erano presenti molti giovani alla scuola di politica “Which Europe?” promossa dal circolo novarese Benvenuti in Italia. Ospiti della serata Alessandro Pirisi, segretario generale dello IUSY (Internazionale Giovanile Socialista), Giulio Saputo (segretario dei Giovani Federalisti Europei) e Diego Montemagno, presidente di Acmos e sostenitore del progetto educativo Meridiano d’Europa. Tra i presenti anche i ragazzi del progetto Promemoria Auschwitz di Sermais, i Giovani Democratici, i Giovani Federalisti  Europei e tanti altri ragazzi e ragazze incuriositi dal titolo della serata: quale Europa?

Si parla tanto di Europa e male. Obiettivo di questa serata è approfondire una argomento che riteniamo fondamentale”, introduce Domenico Rossi, presidente del circolo novarese.

Oggi non possiamo fare a meno di parlare di Europa. “In un contesto economico e sociale in continuo mutamento, l’obiettivo è quello di essere capaci di costruire un soggetto politico continentale. Un soggetto in grado di stare nel mondo. La globalizzazione ha sancito la fine degli stati nazionali. Sempre di più i problemi che ci troviamo ad affrontare hanno cause e chiedono soluzioni che superano i confini nazionali. In questo contesto gli Stati Uniti d’Europa sono l’obiettivo minimo per la nostra generazione”. conclude Rossi.

Dobbiamo ritornare al sogno originario di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Dobbiamo ridare vigore e speranza a quel sogno che questo 2017 – tra difficoltà economiche, finanziarie, disoccupazione giovanile e diseguaglianze, flusso di migranti, forze populiste – sta mettendo a dura prova. Il 25 Marzo si celebreranno i sessant’anni dai trattati di Roma che vedrà riuniti nella capitale, gli attuali stati membri. Noi federalisti europei e tutta la società civile,  ci stiamo mobilitando per chiedere un cambio di rotta. Siete tutti invitati a partecipare”. Risponde Giulio Saputo.

Ma quali principi devono ispirare l’ Europa?

L’Europa che abbiamo in mente è una socialdemocrazia umana. Un continente che si propone come forza internazionalista e socialista. E per questo che noi socialisti europei siamo anche in America Latina, in Africa, nelle Filippine.  Crediamo che solo attraverso la solidarietà internazionale si potrà portare un po’ di luce nell’ombra delle promesse mendaci di nazionalisti ed estremisti religiosi” conclude Pirisi.

Ma l’Europa è anche luogo di contraddizioni insostenibili. Di scelte politiche che hanno effetti drammatici. Un esempio tra i tanti  è la crisi dei rifugiati.

L’Europa è un luogo che amiamo e che vogliamo migliorare. Per questo il Meridiano d’Europa ha scelto Calais e Bruxelles come mete del nostro  viaggio. Luoghi simbolo di quanto l’Unione Europa sia oggi più che mai lontana dal sogno dei suoi padri fondatori. Da un parte Calais città al confine nord della Francia e ormai ultima frontiera d’Europa per tanti migranti, dall’altra Bruxelles, la città in cui dialogare con le istituzioni europeeE’ importante che i ragazzi prendano coscienza di questo ed elaborare insieme una proposta” conclude Montemagno.

Durante gli interventi si legge una lettera dei ragazzi di Promemoria Auschwitz. Una lettera che ha riassunto il senso dell’incontro. “Sono passati settant’anni, e ogni volta che camminiamo ad Auschwitz ci chiediamo come sia stato possibile che l’umanità abbia fatto questo a se stessa.  Perché di questo si tratta: Auschwitz è stato fatto da uomini per altri uomini. E tutto è avvenuto in Europa! Perché questo non si ripeta, crediamo che l’ Europa debba essere salvaguardata. Che questa sia una battaglia senza soluzioni prestabilite, ma che vale la pena essere combattuta. Noi ci stiamo provando con due viaggi: Promemoria Auschwitz e il Meridiano d’Europa. Due facce della stessa medaglia. E’ la nostra risposta educativa alla rassegnazione”.

Giuseppe Passalacqua

Sicurezza a scuola: a Novara la testimonianza di Cinzia Caggiano, madre di Vito Scafidi

sdp-sicurezza

«Vito ha permesso il cambiamento: dopo la sua morte e il processo che ne è seguito non si affronta più il tema della sicurezza nelle scuole nella stessa maniera in Italia». Così Cinzia Caggiano, mamma di Vito Scafidi che perse la vita al liceo Darwin di Rivoli il 22 Novembre del 2008, durante l’incontro della Scuola di Politica dedicato alla sicurezza organizzato dal circolo novarese della Fondazione Benvenuti In Italia.

Un confronto ricco e intenso con Francesca Rispoli, presidente di Bit, Cinzia Caggiano e Milù Allegra, consigliere delegato all’edilizia scolastica della Provincia di Novara, e il Consigliere Regionale Domenico Rossi che ha aperto l’incontro ringraziano Cinzia Caggiano «per aver saputo trasformare un dolore privato in un atto di impegno pubblico» e ricordando che «la sicurezza nelle scuole è un’urgenza per cui è importante impegnarsi ogni giorno. Certamente servono fondi per mettere in atto interventi strutturali e di manutenzione ordinaria e straordinaria, ma serve soprattutto alimentare una cultura e una sensibilità diffusa su questo tema cruciale per il futuro dei nostri ragazzi».

Una consapevolezza nuova che si sta diffondendo anche grazie al lavoro di Legambiente, Cittadinanzattiva, Libera e della Fondazione Benvenuti in Italia, che non ha mai abbandonato le famiglie delle vittime, a partire da quella di Vito. Bit, in particolare, ha svolto una importante funzione di advocacy su questo tema raggiungendo risultati importanti, come la campagna sull’8×1000 che ora viene destinato in parte alla manutenzione degli edifici scolastici, e l’apertura del Fondo Vito Scafidi che rappresenta un punto di riferimento per chi vuole affrontare il tema della sicurezza nelle scuole. Proprio Francesca Rispoli di BIT ha tracciato un quadro dell’emergenza: «Il 30% dei 42mila edifici scolastici italiani non è nato per ospitare aule e studenti, proprio come il Darwin di Rivoli, non solo, circa metà è stata edificata prima dell’entrata in vigore delle normative vigenti, risalenti agli anni ’70». Una fotografia preoccupante su cui, dopo anni di «colpevole accettazione da parte di tutti», come ha sottolineato Cinzia Caggiano, si è tornati al lavoro.

«Un emendamento alla legge sulla cosiddetta Buona Scuola ha istituito la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole. La celebriamo ogni 22 novembre, proprio nell’anniversario della morte di Vito e non è solo una manifestazione esteriore» precisa Rispoli. «Oggi è in funzione una prima anagrafe dell’edilizia scolastica in Italia, istituita nel 1996 ma rimasta a lungo lettera morta, così come l’Osservatorio nazionale per l’edilizia scolastica del Miur». Ne fanno parte anche Legambiente, Cittadinanzattiva, che da anni realizzano report sulla sicurezza scolastica, e Benvenuti in Italia. «Il Governo ha, inoltre, istituito una cabina di regia fondamentale per connettere le diverse competenze ministeriali, mettere ordine nella normativa e nei fondi disponibili». Obiettivi raggiunti grazie alla mobilitazione dell’associazionismo e della cittadinanza organizzata. «È certamente importante la volontà politica – ha spiegato Domenico Rossima non basta: insegnanti, studenti, famiglie, cittadini devono chiedere con forza per sostenere scelte che vadano proprio in tale direzione: serve uno sforzo comune per mantenere la sicurezza nelle scuole una priorità per il Paese». Un processo che necessariamente, in un periodo di forti ristrettezze nei bilanci, impone delle scelte alle amministrazioni locali.

«È una sfida – ha dichiarato Milu Allegrache la Provincia di Novara ha raccolto cercando di ottimizzare ogni percorso e risorsa a disposizione. Da un lato lo stanziamento di 1,5 milioni di euro per la sicurezza, dall’altro riorganizzando il patrimonio seppure tra mille difficoltà». La Provincia ha potenziato il settore dell’edilizia scolastica «nominando un nuovo responsabile, l’ingegnere Alfredo Corazza, che ha avuto un primo preciso mandato: fotografare la situazione e interagire con i dirigenti scolastici per definire priorità di intervento, opportunità e sogni nel cassetto». L’intenzione è quella di investire al meglio le risorse a disposizione sulla base di tale screening: «Il primo passo sarà dotare tutte le scuole di una certificazione antincendio – ha spiegato Corazzaal momento solo due istituti superiori su venti in tutta la provincia ne sono dotati».

All’incontro erano presenti tanti insegnanti e rappresentanti del mondo della scuola. A loro si è rivolta in chiusura Cinzia Caggiano, ricordando che «la scuola è un bene comune; serve un’alleanza dei i soggetti che la vivono in nome della sicurezza di tutti». Dirigenti, responsabili per la sicurezza e insegnanti hanno un ruolo gravoso ma fondamentale, perché la sicurezza è un fatto serio e «dopo i crolli non si può tornare indietro». Ha ricordato, infine, che «i ragazzi sono le prime sentinelle: bisogna ascoltarli senza pregiudizi e sensibilizzarli sul tema».
Proprio per questo motivo tutti i relatori si sono detti disponibili a riportare questo ragionamento nelle scuole, davanti a studenti e insegnanti, i primi soggetti che possono e devono impegnarsi per evitare che altri studenti vengano feriti o perdano la vita nel luogo che dovrebbe essere il più sicuro.

Riforma costituzionale: SÌ e NO a confronto

sdp riforma

Erano presenti tanti cittadini alla Scuola di Politica, promossa dal circolo novarese della fondazione Benvenuti in Italia, che si è tenuta il 14 luglio al Broletto. Segno che la riforma costituzionale è un argomento che interessa e che sarà preceduta da un intenso dibattito cittadino.

Gli ospiti della serata, Anna Mastromarino e Francesco Pallante, docenti in giurisprudenza dell’Università di Torino, hanno presentato le principali ragioni del SÌ e del NO, chiarendo alcuni punti della riforma anche molto tecnici o complessi. I cittadini hanno così potuto mettere a confronto le due tesi sui contenuti effettivi della legge sottoposta a referendum, grazie a un dibattito svoltosi esclusivamente sul merito. Una scelta non sempre adottata nei discorsi politici e sui media e perciò maggiormente apprezzata dai partecipanti.

Non potendo ripercorrere qui tutti i temi affrontati in una serata così ricca di contenuti, carichiamo le slide usate per condurre la serata, che toccano in maniera sintetica e semplificata i punti più importanti della riforma.

A fine serata abbiamo anche chiesto un commento ai due relatori:

L’appuntamento con la Scuola di Politica torna a settembre, con una serata dedicata nuovamente alla riforma costituzionale.

Le nuove difficili sfide del welfare

welfare sdp

Il mondo sta cambiando, più velocemente di quanto abbia mai fatto. Basti pensare che la popolazione mondiale, cresciuta lentamente fino a raggiungere il miliardo nel 1800, ha visto un’impennata vertiginosa che ha raggiunto i 7 miliardi nel 2011 e arriverà ai 10 nel 2050. È evidente che lo stato sociale sia nato in Europa (e dell’Europa costituisce il DNA, rappresentando il 58% del welfare mondiale a fronte dell’8% della popolazione) in condizioni completamente diverse a quelle attuali e che non sia più sostenibile. Occorre innovare il sistema, per garantire l’universalità dei servizi e la compatibilità con i nuovi bisogni delle persone. Per evitare che a prevalere sia, citando il sociologo Aldo Bonomi, la comunità del rancore, che di fronte allo sgretolamento dello stato sociale indirizza le proprie pulsioni contro i poveri, gli immigrati e gli esclusi.

Per Marco Riva, ricercatore e innovatore sociale, la risposta si può trovare grazie alla logica della sussidiarietà, mettendo intorno a un tavolo erogatori e beneficiari dei servizi per riprogettarli insieme e unendo le forze di pubblico e privato per realizzarli; non si tratta di una mera delega del pubblico al privato, ma dell’unione delle forze di due mondi che da soli hanno poche possibilità.

Un concetto ripreso da Giuseppe Genoni, Presidente dell’ATC del Nord Piemonte (NO, VCO, VC, BI), che vede nel dialogo uno degli strumenti utili a contrastare il problema della morosità colpevole. Delle circa 2300 abitazioni novaresi di proprietà dell’Agenzia della Casa, 1000 assegnatari sono morosi colpevoli, almeno secondo la legge regionale che regola la materia: la norma stabilisce parametri rigidi che non valutano la concreta situazione degli inquilini, che ben potrebbero essere “colpevoli” solo formalmente. D’altra parte il servizio è talvolta svalutato e la correlata spesa è per alcune famiglie di scarsa priorità rispetto a quelle per beni non essenziali. Un incontro tra le parti sarebbe quindi l’ideale per affrontare problemi irrisolvibili tramite carte e provvedimenti.

Di incontro, o meglio di accoglienza ha parlato anche Daniela Sironi, Presidente della Comunità di Sant’Egidio a Novara, che ha raccontato l’esperienza dei corridoi umanitari avviati quest’anno. Un modo di accogliere che, rispondendo alle stragi in mare grazie al coraggioso contributo di associazioni e privati cittadini, unisce sicurezza e solidarietà. e che potrebbe essere replicato in tutta Europa.

Queste e molte altre sono le nuove difficili sfide del welfare, che richiedono innanzitutto conoscenza e competenza. In questo sta il senso della Scuola di Politica, momento sicuramente non esaustivo ma di stimolo per approfondire tematiche complesse come questa.

Scuola di Politica, palestra di convivenza

crescere isis

Che cosa fare dopo Parigi? Come crescere ai tempi dell’Isis? Uno spunto, un pretesto per parlare della città che vogliamo: accogliente e plurale, in un periodo in cui gli estremismi la fanno da padroni. E non soltanto quello islamico di Daesh, ma anche quello dei movimenti nazionalisti e neofascisti che stanno prendendo piede in tutta Europa o quello di Anders Breivik, l’autore degli attentati di Utoya del 22 luglio 2011 che sono costati la vita a settanta giovani socialisti, che si è definito «Salvatore del Cristianesimo», il «più grande difensore della cultura conservatrice in Europa dal 1950». Come non possiamo ritenere Breivik rappresentativo di tutti i cristiani, così non possiamo identificare il terrorismo con il miliardo e 600 milioni di musulmani presenti nel mondo.

Grazie a Paolo Pascucci, storico delle religioni e vicepresidente di Uva-Universolaltro, abbiamo capito che l’Islam non è un monolite, ma è un insieme davvero complesso di dottrine, un po’ come il cristianesimo. Ed è proprio questa complessità a doverci spingere ad abbandonare i preconcetti e a conoscere l’altro, diverso da noi ma non troppo. È questo il senso della partecipazione alla  serata di Mamadou Sylla, imam del Centro culturale islamico di Castelletto Ticino (NO) Al-Rhama, di Yassine Moustaoui, presidente dell’associazione Mobadara e di Mohamed Hamad, presidente dei Giovani musulmani italiani di Novara.

Ovviamente non basta una serata per conoscersi e integrarsi e infatti non era questo lo scopo della serata, la quale deve essere solo l’inizio di un progetto, di una collaborazione che possa davvero spingere Novara nella direzione che vogliamo. Oggi, al tempo dell’Isis, è tanto più difficile quanto fondamentale. È una scommessa che dobbiamo fare e vincere tutti insieme: la sfida non è quella dell’integrazione ma, come abbiamo imparato in un’arricchente Scuola di Politica dello scorso anno, è quella della relazione.

WikiNovara, le città digitali alla Scuola di Politica

sdp città digitali

Con le Città digitali si è conclusa l’ultima tappa del 2015 della Scuola di Politica di Benvenuti in Italia – Novara. Insieme ai nostri ospiti Fabio Malagnino (giornalista professionista e responsabile Open Government per il Consiglio regionale del Piemonte) e Paolo Sironi (direttore generale del Comune di Novara) abbiamo affrontato il tema delle smart cities. Quando parliamo di “città intelligenti” non ci riferiamo semplicemente alle infrastrutture tecnologiche, ma soprattutto ai servizi per i cittadini e alla partecipazione alla vita pubblica; le tecnologie sono strumento, non fine, e necessitano di cultura e competenze.

Oggi i cittadini hanno la possibilità di giocare una partita strategica, in quanto portatori di un patrimonio incredibile di sapere e di saper fare. Si tratta allora di riuscire a mobilitare questa “intelligenza collettiva” per la città. In Italia sono molte le esperienze di civic engagement (Milano, Bologna, Torino, Matera) da cui possiamo attingere. In questo le associazioni, le organizzazioni no profit e i creativi possono giocare un ruolo fondamentale: servono sempre di più mediatori e interfacce tra amministrazione e cittadinanza, perché la politica programma, ma è l’amministrazione che deve attuare quelle decisioni e nel farlo è terribilmente sola. Per evitare questo isolamento bisogna creare luoghi di partecipazione inclusiva, capace di produrre decisioni fortemente legittimate. Si tratta di inventare e ripensare la nostra città a partire dalle persone, una WikiNovara per vivere l’azione di governo da protagonista. Una visione entusiasmante di quelle che le politiche pubbliche a Novara potrebbero diventare nell’era di internet.

Giuseppe Passalacqua

Il video della serata:

Le piazze del sapere nella città che vogliamo

piazze sapere

In biblioteca ci sono…i libri, certo. Ma, sembrerà strano, i libri non sono la cosa più importante, anzi non sono neanche necessari. E allora in biblioteca ci sono…le persone! Ecco cosa ci portiamo a casa dall’ultima Scuola di Politica, “Piazze del sapere“, in cui abbiamo ospitato Antonella Agnoli, consulente per la progettazione degli spazi e dei servizi bibliotecari, e Roberto Tognetti, presidente del Comitato d’amore per Casa Bossi.

Le biblioteche devono essere luoghi “facili”, che accolgono tutti indiscriminatamente e dove nessuno si sente giudicato. L’anima delle biblioteche sono le persone, ciascuna con la propria storia e le proprie caratteristiche ed è guardando a loro che bisogna concepire gli spazi e i servizi. Non è detto che le biblioteche debbano essere edifici silenziosi e pieni di scaffali; possono essere anche aperte, luminose, multiservizi: delle piazze del sapere. È un modo diverso di vedere le cose che si può applicare a tutti gli spazi pubblici, spesso malvissuti o addirittura disabitati.

E allora ripensiamo la città, costruiamo le nostre piazze del sapere e torniamo ad abitare gli spazi pubblici. A Novara è tempo di cambiamenti più o meno grandi che incideranno sul nostro modo di vivere la città. Un esempio è l’Ospedale Maggiore, una grande struttura al centro della città che sarà vuota quando verrà realizzato il progetto della Città della Salute: affinché non diventi un luogo di abbandono e di degrado, occorre cominciare a progettare il suo futuro, possibilmente con il coinvolgimento della cittadinanza.

Ecco il video della serata:

L’onere della prova? È soprattutto politico

L'onere della prova

Torna dopo la pausa estiva la Scuola di Politica, luogo di studio (che serve sempre) e di riflessione collettiva. È proprio sulla politica che ci siamo concentrati domenica 20 settembre e in particolare sul rapporto che intercorre tra essa e le mafie. Davide Mattiello, membro della Commissione Parlamentare Antimafia, ci ha accompagnati lungo un ragionamento che parte dalla Relazione sui rapporti tra mafia e politica, realizzata nel 1994 dalla Commissione presieduta da Luciano Violante, e giunge al nocciolo della questione: la politica è potere e in quanto tale è terreno di contesa. Continua a leggere

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