Prevenzione e cultura per contrastare la piaga del cyberbullismo
Le tecnologie stanno profondamente cambiando non solo lo statuto del sapere, mettendo a disposizione dell’utente una quantità illimitata di informazioni, ma anche lo statuto dei legami sociali, che si creano e coltivano in misura sempre maggiore sui social network. In tale contesto è nato il fenomeno del cyberbullismo, oggetto di dibattito pubblico e di un intervento legislativo in Parlamento e tema affrontato nell’ultima Scuola di Politica del circolo di Novara della fondazione Benvenuti in Italia.
«È in atto una straordinaria modificazione di tutte le nostre pratiche reali e sociali» ha spiegato lo psicologo Marco Focchi: «negli anni 80 il computer era un semplice prolungamento della persona, mentre oggi la rete unisce il mondo, incidendo sulle concezioni stesse di spazio e di tempo». Per Focchi a questa maggiore connessione corrisponde tuttavia una sempre maggiore solitudine, dovuta alla debolezza dei legami virtuali. Cosa vera nel bene e nel male: l’anonimato (non sempre presente) e soprattutto la distanza anestetizzano il senso di responsabilità, ponendo una cesura tra azioni e conseguenze delle stesse, e il senso di colpa. «Un meccanismo analogo si presenta in un contesto di guerra», il paragone del dottor Focchi: «sparare a un puntino lontano e sparare a una persona di cui si riconosce la fisionomia del volto sono due cose ben diverse».
In molti casi di bullismo online le conseguenze si sono spinte fino alla morte della vittima, come in quello di Carolina Picchio. Proprio suo padre Paolo ha raccontato la triste vicenda avvenuta nel 2013, da cui è scaturito il primo processo in Italia per cyberbullismo, conclusosi con la condanna di sei ragazzi, di cui cinque minorenni.
«Ogni mattina mi sveglio con due motivazioni: la costituzione del primo Centro nazionale dedicato alla cura delle vittime di cyberbullismo e al recupero dei bulli, con sede alla Casa Pediatrica del Fatebenefratelli-Sacco di Milano», che sarà dedicato proprio alla figlia Carolina, e «l’approvazione della legge per la prevenzione e il contrasto di questo fenomeno».
Presente anche la prima firmataria del provvedimento, la senatrice Elena Ferrara, in passato anche insegnante di Carolina. La proposta legislativa ha avuto un travagliato iter parlamentare e, dopo essere stata snaturata nel passaggio alla Camera, è stata nuovamente modificata in linea con lo spirito originario al Senato. Tra le misure principali l’istituzione di un tavolo interministeriale con il compito di coordinare gli interventi e di mettere a punto un piano integrato contro il bullismo via web, l’intervento delle piattaforme web contro i contenuti denigratori su segnalazione della vittima e la procedura di ammonimento volta a un approccio rieducativo nei confronti dei minori non recidivi. La senatrice ha infine sottolineato che «la legge è dedicata ai minori e a loro ci rivolgiamo nelle tante assemblee studentesche cui partecipiamo, avendo bene presente che la nuova normativa è il tassello di una sfida più ampia di natura culturale che deve partire dalla scuola».
La strada sembra proprio questa, anche a giudicare dalla platea di insegnanti ed educatori presente all’incontro. Gran parte del lavoro spetta a loro, ma anche agli stessi ragazzi: «il gap di conoscenze informatiche è talvolta incolmabile e potrebbe suggerire una logica di peer education», ha commentato il consigliere regionale e coordinatore di Bit Novara Domenico Rossi in chiusura d’incontro.