Caporalato: la schiavitù nelle nostre campagne

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Ci sono luoghi e realtà economiche in cui la schiavitù esiste ancora. Ne abbiamo parlato lunedì 19 novembre al Circolo dei lettori di Novara presentando il volume “La quinta mafia” di Marco Omizzolo con l’Onorevole Davide Mattiello e il Consigliere regionale Domenico Rossi.
Un racconto vero e scrupoloso su come funziona il sistema dello sfruttamento del lavoro nel comparto agricolo in provincia di Latina: buste paga false, salari infimi, doping per riuscire a lavorare tutto il giorno sette giorni su sette, caporali 2.0 che reclutano i lavoratori attraverso gli sms e Whatsapp, colletti bianchi, avvocati e commercialisti, che favoriscono il prosperare di questa terra di mezzo.

«Chi vive queste situazioni, vive di fatto in un altro mondo. Una realtà in cui il datore di lavoro si fa chiamare padrone e la violazione dei diritti umani è all’ordine del giorno», ha sottolineato Omizzolo tratteggiando i contorni di un sistema che ha tutte le caratteristiche proprie della criminalità organizzata, oltre che protagonisti legati sia alla mafia siciliana che alla camorra.

Una sorta di modello ripetibile su ogni territorio come ha ricordato Domenico Rossi, componete della commissione regionale per la promozione della cultura della legalità e il contrasto dei fenomeni mafiosi, tornando con la memoria all’estate del 2014. «Nelle terre dei grandi vini piemontesi – ha spiegato Rossi salì alla ribalda della cronaca un sistema di sfruttamento del lavoro nel periodo della vendemmia. Manovalanza proveniente dall’Est Europa che viveva in situazioni estreme, lavorando senza sosta per una paga irrisoria. A pochi chilometri da qui una storia di padroni senza scrupoli e caporali pronti a tutto, spesso anche’essi stranieri, impegnati in un’assurda storia di guerra tra ultimi e penultimi».

C’è un problema, dunque, evidente e non può essere derubricato a una questione legata solo ad alcuni territori. Quello che oggi, però, appare chiaramente così non era solo qualche anno fa. «Affrontando questo tema ci siamo dovuti impegnare in un lavoro culturale: attrarre la lettura del fenomeno del caporalato nel perimetro della criminalità organizzata di stampo mafioso» ha spiegato Davide Mattiello, componente della Commissione antimafia. Un percorso fatto di audizioni, approfondimenti e verifiche sul territorio che ha portato alla revisione normativa vigente, estendendo la responsabilità dai soli caporali anche agli imprenditori disonesti; quelli onesti, invece, vengono valorizzati con la Rete del Lavoro agricolo di qualità. «La strada è ancora lunga ma è fondamentale non mollare la presa rivolgendosi anche al consumatore per far crescere ogni giorno la consapevolezza del prodotto che acquistiamo» ha concluso l’Onorevole Mattiello.